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Bridget Baker, The Remains of the Father – Chapter n.2

Map of Lemuria

un progetto promosso da Nosadella.due – Independent Residency for Public Art (Bologna)
in collaborazione con Nomas Foundation (Roma) e Progetto Isole (Palermo)

aprile 2014

Ad aprile 2014 si apre il secondo capitolo di The Remains of the Father, progetto di ricerca e produzione artistica dell'artista sudafricana Bridget Baker che che indaga la storia coloniale italiana e le sue implicazioni nell'epoca contemporanea.
Il secondo capitolo del progetto, che segue la presentazione dello scorso anno dell'omonimo film, prevede un periodo di residenza preliminare ed esplorativo tra Roma e Palermo. Promossa da Nosadella.due, Independent Residency for Public Art, Bologna, la residenza è organizzata in collabororazione con Nomas Foundation, Roma e Progetto Isole, Palermo.
Fortemente influenzata dalla sua vicenda biografica di sudafricana bianca cresciuta durante e dopo l’Apartheid, Bridget Baker indirizza la propria ricerca verso l’esplorazione delle dinamiche di potere e dominazione tra i popoli, inserendosi all’interno di quelle esperienze, sempre più numerose nella produzione artistica attuale, che si interrogano sulla legittimità dell’eredità storica e delle sue fonti ufficiali per metterne in discussione i codici di interpretazione.
Nell'ottobre 2012 la Baker ha realizzato il primo capitolo di una trilogia di film d'artista, The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) (2012, 24’), quale esito di un percorso di residenza in Italia, con base a Bologna, durato un anno, durante il quale l’artista ha sviluppato un'indagine basata sull'esplorazione di archivi e biblioteche e sull’incontro con interlocutori di varia natura, tra cui storici, esperti di cinema, psicologi, sociologi, architetti ed esponenti di diverse comunità eritree italiane. L'opera finale, che è stata presentata e acquisita in collezione dal MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna (25 ottobre 2012 - 6 gennaio 2013) restituisce la complessità della ricostruzione storica a partire dalla vicenda dei due coniugi bolognesi Giovanni Ellero e Maria Pia Pezzoli (tramite I materiali recuperati e investigati presso gli archivi personali Ellero e Pezzoli – oggi conservati rispettivamente presso il Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e Geografiche dell'Università degli Studi di Bologna e la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio), vissuti in Africa Orientale Italiana tra il 1936 e il 1941, quando Ellero svolse l'attività di funzionario presso il Ministero dell'Africa Italiana.
Il secondo capitolo di ricerca si orienta ad indagare il depositarsi di un immaginario che si è andato costruendo sui territori africani colonizzati dal regime fascista. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Nomas e Isole che ospiteranno l'artista per un breve programma di residenza guidandola nella ricerca d'archivio come nell'incontro con esperti e persone del luogo, la fase preliminare di osservazione ispirerà l'artista per la realizzazione del secondo capitolo della trilogia video.
Lo sguardo esterno di Bridget Baker si porrà dunque in relazione con lo sguardo che, nel tempo, gli italiani hanno rivolto all'Africa, creando un ponte tra il periodo coloniale e quello attuale. Il contatto e il confronto con l'alterità, in contrapposizione alla certezza di una storia tramandata e scritta, sarà il filo conduttore dell'intera esperienza. L'idea di confine e di linea costiera naturale che segna la soglia di un passaggio ad un'altra dimensione, reale, come quella dell'isola, attarversata dalla storia, dalle persone, dalle merci e dalle culture, faranno da contraltare all'idea dell'isola utopica o dell'isola scomparsa.

Bridget Baker (East London-South Africa, 1971) e un'artista sudafricana che svolge da anni una ricerca sul materiale storico e storiografico con un approccio alla fonte quale veicolo di valore e potenziale immaginario con particolare attenzione allo sguardo della donna, all'esperienza femminile nella storia e a quelle storie non dette di cui spesso la donna è narratrice. Vive a Londra e ha partecipato a importanti mostre collettive presso il Museum of African Art (NYC), la South African National Gallery (Cape Town), il Centro des Artes Contemporanea (Burgos), il Palazzo delle Papesse (Siena), il Neue Berliner Kunstverein (Germany), The Wapping Project (London), oltre ad aver partecipato alla seconda edizione della Biennale di Johannesburg (Cape Town) e al Oberhausen Film Festival (Germany).


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