Subscribe to our mailing list

* indicates required

A Painting Cycle | Conversazione con Christopher Orr

Christopher Orr, Mysterium Magnum, 2008. Installation view, Nomas Foundation, Rome. Ph. Giuliano Pastori Christopher Orr, All We Need is the Air That We Breathe, 2004. Christopher Orr, Silver Branch, 2009. Christopher Orr, Mysterium Magnum (detail), 2008. Installation view, Nomas Foundation, Rome. Ph. Giuliano Pastori

5 aprile 2012

L’universo di Christopher Orr, sospeso tra realtà e illusione, è romantico e onirico. Popolato da una ampia varietà di riferimenti e influenze, i lavori di Orr sono ipnotiche contrapposizioni di tempi e spazi, che si sviluppano in inusuali e attraenti narrazioni.
Aprendosi a paesaggi sconosciuti e ritratti misteriosi, le piccole tele dell’artista si relazionano con la storia della pittura, interrogandosi al contempo sul concetto di rappresentazione. La pratica di Orr rivela mondi emozionali e svela un certo immaginario, suggerendo uno spazio oltre il vissuto.

Nomas Foundation: Se dovessi descrivere il tuo lavoro attraverso delle parole chiave, quali utilizzeresti?
Christopher Orr: Piccoli dipinti intimi, senso di grandi spazi, vuoti infiniti, cambiamenti in scala, persone impegnate in attività sconosciute allo spettatore, il sublime e il Romanticismo, frammenti, collage.

NF: Quando hai iniziato a interessarti di pittura e in che modo essa è diventata parte del tuo vocabolario?
CO: sebbene sia stato interessato al disegno e alla pittura fin da bambino, è quando sono cresciuto e ho iniziato a interessarmi di musica, design e grafica dei dischi punk che qualcosa che ha catturato la mia immaginazione. In particolare il lavoro di Jamie Reid per i Sex Pistols aveva uno stile che volevo sperimentare e imitare, facendo poster con la tecnica del ‘taglia e incolla’ e con immagini fotocopiate. Anni dopo quando al college ho cominciato a fare pittura figurativa, ho utilizzato la stessa tecnica, sia del collage che del taglia e incolla, per creare i miei quadri.

NF: Quali caratteristiche della tua ricerca vengono evidenziate attraverso i lavori presentati in occasione di ‘A Painting Cycle’?
CO: Le immagini che finiscono nei dipinti provengono da fonti diverse, che possono essere vecchie riviste e libri scientifici, come il National Geographic, l’Enciclopedia dei Ragazzi e occasionalmente dipinti di grandi maestri.

NF: I tuoi lavori giocano con la dialettica tra le loro proporzioni intimistiche e gli spazi infiniti e i mondi potenziali che rivelano. La nostra lettura delle tua opere ci ha portato a leggerle nelle loro sfumature più visuali, ipnotiche, emozionali: la trasposizione e la trasformazione del reale e dell’immaginato. Che tipo di paesaggi intendi svelare?
CO: I paesaggi nei dipinti sono sempre visti come opposti alle figure, agli animali e agli oggetti nei lavori che provengono da fonti fotografiche. I paesaggi, guardandoli interiormente, possono far risaltare figure vestite che spesso sembrano avere poco a che fare con il contesto e che appaiono assorti in altre questioni. In alcuni dei dipinti mi piace immaginare ciò che impegna queste figure e che lo stesso paesaggio diventi una manifestazione dei loro pensieri, in modo da rendere del tutto soprannaturali gli spazi in cui sono collocati.


MailFacebook
Newsletter
iten
MailFbTwitterVimeo