A Painting Cycle | Conversazione con Christopher Orr
5 aprile 2012
L’universo di Christopher Orr, sospeso tra realtà e illusione, è romantico e onirico. Popolato da una ampia varietà di riferimenti e influenze, i lavori di Orr sono ipnotiche contrapposizioni di tempi e spazi, che si sviluppano in inusuali e attraenti narrazioni.
Aprendosi a paesaggi sconosciuti e ritratti misteriosi, le piccole tele dell’artista si relazionano con la storia della pittura, interrogandosi al contempo sul concetto di rappresentazione. La pratica di Orr rivela mondi emozionali e svela un certo immaginario, suggerendo uno spazio oltre il vissuto.
Nomas Foundation: Se dovessi descrivere il tuo lavoro attraverso delle parole chiave, quali utilizzeresti?
Christopher Orr: Piccoli dipinti intimi, senso di grandi spazi, vuoti infiniti, cambiamenti in scala, persone impegnate in attività sconosciute allo spettatore, il sublime e il Romanticismo, frammenti, collage.
NF: Quando hai iniziato a interessarti di pittura e in che modo essa è diventata parte del tuo vocabolario?
CO: sebbene sia stato interessato al disegno e alla pittura fin da bambino, è quando sono cresciuto e ho iniziato a interessarmi di musica, design e grafica dei dischi punk che qualcosa che ha catturato la mia immaginazione. In particolare il lavoro di Jamie Reid per i Sex Pistols aveva uno stile che volevo sperimentare e imitare, facendo poster con la tecnica del ‘taglia e incolla’ e con immagini fotocopiate. Anni dopo quando al college ho cominciato a fare pittura figurativa, ho utilizzato la stessa tecnica, sia del collage che del taglia e incolla, per creare i miei quadri.
NF: Quali caratteristiche della tua ricerca vengono evidenziate attraverso i lavori presentati in occasione di ‘A Painting Cycle’?
CO: Le immagini che finiscono nei dipinti provengono da fonti diverse, che possono essere vecchie riviste e libri scientifici, come il National Geographic, l’Enciclopedia dei Ragazzi e occasionalmente dipinti di grandi maestri.
NF: I tuoi lavori giocano con la dialettica tra le loro proporzioni intimistiche e gli spazi infiniti e i mondi potenziali che rivelano. La nostra lettura delle tua opere ci ha portato a leggerle nelle loro sfumature più visuali, ipnotiche, emozionali: la trasposizione e la trasformazione del reale e dell’immaginato. Che tipo di paesaggi intendi svelare?
CO: I paesaggi nei dipinti sono sempre visti come opposti alle figure, agli animali e agli oggetti nei lavori che provengono da fonti fotografiche. I paesaggi, guardandoli interiormente, possono far risaltare figure vestite che spesso sembrano avere poco a che fare con il contesto e che appaiono assorti in altre questioni. In alcuni dei dipinti mi piace immaginare ciò che impegna queste figure e che lo stesso paesaggio diventi una manifestazione dei loro pensieri, in modo da rendere del tutto soprannaturali gli spazi in cui sono collocati.