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Simposio: Lo spazio dell’arte tra passato e futuro

18 novembre 2016

Gianni Politi, Reverse Sistina, 2016. Installation view, Roman Forum and the Palatine Hill, Rome. Courtesy Lorcan O'Neil, Rome and Nomas Foundation, Rome Hou Hanru, Francesco Prosperetti, Raffaella Frascarelli during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Hou Hanru, Francesco Prosperetti, Raffaella Frascarelli during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Hou Hanru, Francesco Prosperetti, Raffaella Frascarelli during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Hou Hanru, Francesco Prosperetti, Raffaella Frascarelli during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Monique Veaute during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Raffaella Frascarelli during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Maria Rosa Sossai during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome. Dieter Roelstraete during the Symposium, November 18th, 2016. Sala Graziella Lonardi Buontempo, MAXXI, Rome.

18 novembre 2016 dalle 9.30 alle 15.30
Sala Graziella Lonardi Buontempo MAXXI
Ingresso libero

Programma del simposio:

Introduzione
HOU HANRU, Direttore Artistico del MAXXI
FRANCESCO PROSPERETTI, Soprintendenza Speciale per il Colosseo e lā€™Area Archeologica di Roma

10.30 RAFFAELLA FRASCARELLI, Nomas Foundation
Lo stato dellā€™arte tra passato e futuro
PuoĢ€ la sinergia tra antico e contemporaneo rigenerare la produzione culturale anche attraverso modelli innovativi? Le recenti pratiche sostenute dal MIBACT e dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo e lā€™Area Archeologica di Roma dischiudono una nuova prospettiva per riscrivere la storia antica. Eā€™ altresiĢ€ innegabile che la sintesi delle regole di metodo proprie dellā€™archeologia e degli studi di antichistica non corrisponde a quella in uso nel mondo dellā€™arte contemporanea. Eā€™ necessario pertanto un confronto aperto e critico per formulare un percorso condiviso, mantenendo intatto lo straordinario lavoro svolto dagli archeologi e sperimentando strategie che possano massimizzare lā€™interazione tra risorse economiche e politiche culturali.

11 Coffee Break

11.30 CLEMENTINA PANELLA, Sapienza UniversitaĢ€ di Roma
ā€œLā€™occhio dellā€™archeologoā€. Pensieri sparsi sulle regole del gioco
Partendo dal presupposto che la ricerca archeologica debba avere una ricaduta sul paesaggio urbano, diventando patrimonio di conoscenze condiviso, e dalla convinzione che edifici, complessi, insediamenti, tessuti del passato possano guidare nelle cittaĢ€ storiche le trasformazioni, recuperando la memoria in termini sia di spazio che di tempo, questo intervento pone lā€™accento sui principali temi (procedure e strategie; palinsesti e contesti, continuitaĢ€ e discontinuitaĢ€, crisi e trasformazioni; conservazione, comunicazione, fruizione) e sugli attuali problemi dellā€™archeologia urbana, in riferimento a Roma e al suo straordinario patrimonio archeologico.

12.00 CHRISTOPHER SMITH, The British School at Rome
Missing the centre: thoughts on the Roman case
La storia ininterrotta di Roma eĢ€ motive di grande orgoglio, bencheĢ€ tale affermazione sia anche contestabile e lo eĢ€ stata giaĢ€ a partire dalla mostra Roma Interrotta. Niente eĢ€ piuĢ€ evidente del gap tra passato e presente nel foro Romanum, dove sia la distruzione operata dagli archeology dellā€™uso post-romano dello stesso foro, che quella del Borgo per ragioni politiche hanno lasciato un grande vuoto al centro di Roma. Questa lettura intende prendere in considerazione il centro mancante e riflettere sul suo significato per comprendere la cittaĢ€ di Roma.

12.30 MONIQUE VEAUTE, Romaeuropa Festival
I paradossi del buon senso
I temi proposti da questo simposio sono allo stesso tempo legittimi e pertinenti, proprietaĢ€ che li rende ancor piuĢ€ problematici, visto che sollevano una serie di questioni di natura molto diversa che entrano in contraddizione tra loro nellā€™istante in cui cerchiamo di formulare delle risposte. Interrogarsi sullā€™apertura dei siti archeologici allā€™arte contemporanea eĢ€ ancor piuĢ€ interessante delle forme dellā€™arte (scultura, video, installazione, performance) che si prestano immediatamente a chiave interpretativa in situ degli spazi che le ospitano. Proprio la rilettura storica dello spazio archeologico sollecitata dallā€™arte contemporanea rigenera il loro senso culturale e li sottrae a un destino altrimenti silenzioso. Questa possibilitaĢ€ suscita anche il timore di una violazione ā€œdellā€™integritaĢ€ del patrimonio storico e artisticoā€, laddove usato come uno sfondo statico per una narrazione completamente staccata dal contesto. Quali dunque i criteri di selezione? Impossibile ignorare il ruolo degli attori privati (fondazioni, gallerie, collezionisti, banche) in relazione alla produzione artistica, soprattutto dinanzi allā€™impossibilitaĢ€ delle istituzioni pubbliche di competere con tale produzione per mancanza di risorse. In Italia, tutela e conservazione sono un modello esemplare di valorizzazione del patrimonio, un pilastro di cui essere fieri. Come creare dunque nuove regole di fruizione? Quali figure istituzionali e quali modalitaĢ€ per promuovere e sovrintendere a un processo di rinnovamento? Le rovine della nostra storia antica saranno nuovi musei in grado di infondere alla pietra una nuova vita e di mettere l'arte contemporanea in sintonia con la storia della cultura occidentale?

14.00 MARIA ROSA SOSSAI, ALAgroup
Come rigenerare la mediazione culturale tra processi pedagogici, spazi di libertaĢ€ creativa e pratica curatoriale
La mediazione culturale eĢ€ il punto di partenza per immaginare un'offerta culturale etica e un dialogo vitale tra passato e futuro, dialogo possibile solo se agiamo nel presente. E per potere agire nel presente, eĢ€ indispensabile tradurre la teoria in una pratica radicata in quello che stiamo ora vivendo, il tempo del simposio.
In un panorama intellettualmente desertificato e dominato per lo piuĢ€ dal profitto, il compito dei mediatori culturali eĢ€ di creare un clima nel quale la conoscenza si autogeneri, valorizzando quello che stiamo facendo e pensando in questo momento. La valorizzazione del seĢ, che Amartya Sen chiama ā€œcapabilityā€, rappresenta lā€™unica opportunitaĢ€ di trovare in noi stessi le condizioni per realizzare e ā€˜governareā€™ il nostro lavoro, senza deleghe. Intraprendere quindi un processo di formazione e di mediazione culturale attiva e condivisa significa per esempio decostruire insieme il sapere che ci eĢ€ stato tramandato.

14.30 DIETER ROELSTRAETE, Documenta 14
YOU DIG?Art and/as Archaeology
Nel 2009, Dieter Roelstraete pubblicava per la prima volta il celebre ā€œThe Way of the Shovel: On the Archaeological Imaginary in Artā€ nellā€™e-flux journal. In seguito, una piccola mostra collettiva organizzata nella Germania rurale, ā€œThe Archaeologistsā€, portoĢ€ alla ribalta tale tema in forma curatoriale. Nel 2013, Dieter Roelstraete la piuĢ€ ampia The Way of the Shovel: Art and Archaeology at the Museum of Contemporary Art Chicago", celebrando un orientamento che, nella sua fase discorsiva iniziale, era stato considerato con una buona dose di riserva critica. ā€œThe Way of the Shovelā€ resta il testo piuĢ€ noto dellā€™autore e la fonte infinita per scrivere, parlare e curare progetti in tutto il mondo. Nella sua presentazione romana, Roelstraete analizzeraĢ€ lā€™arco delle sue riflessioni teoriche in relazione allā€™impulso ā€œstoriograficoā€ nellā€™arte contemporanea, tenendo in conto innanzi tutto lā€™arte che lo ha condotto alla diagnosi e alla teorizzazione del fenomeno, e valutando la nostra posizione odierna, nellā€™apparentemente infaticabile (davvero lo eĢ€?) infatuazione dellā€™archiviazione e dello scavo, narrazione e artificio dellā€™archeologia.

15.00 STEFANO CHIODI, RomaTre
Lā€™uso dei classici
In che modi, con quali criteri eĢ€ possibile immaginare la relazione tra lā€™arte di oggi e lā€™antico? Come sottrarre i luoghi storici al loro isolamento culturale e come impedire al tempo stesso la loro riduzione a meri fondali spettacolari? La disintegrazione inevitabile, necessaria forse, di ogni scontata, consolatoria ā€œattualitaĢ€ā€ del classico, deve confrontarsi oggi con la necessitaĢ€ di rinnovare la relazione con cioĢ€ che ci appare consegnato irrevocabilmente come un ā€œpassatoā€ di cui eĢ€ possibile solo una sempre piuĢ€ difficile manutenzione. La vicenda culturale italiana degli ultimi decenni offre una serie di esempi in cui lā€™incontro tra arte contemporanea e spazi antichi ha generato effetti positivi grazie alla convergenza di progetti curatoriali di qualitaĢ€, di personalitaĢ€ artistiche di primo piano e di una supervisione pubblica attenta e partecipe. Esempi la cui ereditaĢ€ sarebbe importante riprendere nella ricerca di un difficile equilibrio tra sperimentazione e conservazione. Lā€™Italia, ha scritto Giorgio Manganelli, non eĢ€ stata mai solo ā€œun parcheggio peninsulare di monumentiā€, poicheĢ questi ultimi non erano solo ā€œdensi e intensi di suggestive memorie di vitaā€ ma ā€œcose singolarmente vivibili e abitabili e abitateā€, dove lā€™antico e il recente si intrecciavano e confrontavano in una illimitata serie di riappropriazioni.

15.30 Conclusioni


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