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Luigi Mulas Debois, 8H | GRANPALAZZO 2016

29 maggio 2016

Luigi Mulas Debois, Handbag, 2016 Luigi Mulas Debois, 8H, May 29th, 2016. Palazzo Rospigliosi, Zagarolo Luigi Mulas Debois, 8H, May 29th, 2016. Palazzo Rospigliosi, Zagarolo Luigi Mulas Debois, 8H, May 29th, 2016. Palazzo Rospigliosi, Zagarolo Luigi Mulas Debois, 8H, May 29th, 2016. Palazzo Rospigliosi, Zagarolo Luigi Mulas Debois, 8H, May 29th, 2016. Palazzo Rospigliosi, Zagarolo

a cura di Raffaella Frascarelli

Domenica 29 maggio 2016, dalle 10.00 alle 18.00
GRANPALAZZO, Palazzo Rospigliosi, Piazza dell'Indipendenza 6, Zagarolo (RM)

Quale limite è necessario oltrepassare affinché l’artigiano diventi un artista e il suo lavoro un’opera d’arte? Come s’imprime bellezza alla serialità? Quale dinamica valoriale intercorre tra tèchne ed arte?
La performance di Luigi Mulas Debois indaga la relazione tra contenuto e contenitore ponendo al centro dell’azione l’oggetto artigianale. Con il contributo degli allievi dell’Accademia di Costume e Moda, prenderà forma sotto gli occhi del pubblico uno spazio del lavoro fisico e concettuale: una macchina da cucire per borse consentirà all’artista di creare la gigantesca borsa/spazio-lavoro di plastica trasparente nella quale rinchiudersi e iniziare a produrre serialmente altre borse identiche al prototipo, donate al pubblico come multipli d’autore.
La borsa, oggetto di culto, simbolo identitario, custode della mappa del quotidiano, appendice del corpo, segno di status, è l’espediente per interrogarsi sul valore generato da una visione economica che agisce lungo due direzioni inverse. Da una parte, la serialità della borsa quale sintomo di una bellezza archetipica (quella del prototipo) genera riferimenti culturali che svincolano l’attribuzione valoriale: l’illusione teleologica di possedere una parte per il tutto trova la giustificazione di ordine materialistico imposta dal mercato. Dall’altra, il contributo umano, l’azione e lo sforzo collettivo dell’artigiano nonostante imprimano alla serialità una claritas e un’aura di bellezza senza tempo, devono misurarsi con scelte ergonomiche che favoriscono una deindustrializzazione che fiacca ed erode la capacità intellettuale del deus ex machina, allontanandolo e quasi alienandolo dall’oggetto creato. Una metafora che indaga le complesse relazioni tra materialismo ed etica del lavoro, tra estetica e disarmonia sociale, tra cultura e tecnica, tra consumismo ed equità.
Costruire un futuro in cui lo spazio-lavoro si trasformi sia in territorio per immaginare e realizzare i propri desideri, sia in esperienza cognitiva di consapevolezza sociale e self-education implica scelte politiche e sociali complesse. La borsa simbolo di una società ossessionata dal riconoscimento di uno status e, al contempo, incapace di pervaderlo di autocritica, che s’interroga sulla possibilità di un futuro equanime, condiviso e sostenibile.

Il pubblico potrà osservare da vicino l’elaborazione e la costruzione manuale delle borse dalle 10 del mattino alle 18 della sera, orario equivalente alla convenzione sull’orario di lavoro.

Luigi Mulas Debois nasce a Roma dove vive e lavora nel campo della moda come disegnatore e modellista. Attualmente è Coordinatore dell’Area Accessori e Direttore del Master presso l’Accademia Costume & Moda di Roma.


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