A Painting Cycle | Conversazione con Julia Schmidt
22 marzo 2012
Julia Schmidt lavora a partire dal materiale pittorico che la circonda, attraverso un approccio concettuale e utilizzando diversi supporti e tecniche.
Lāimmagine dipinta eĢ offerta allo stesso tempo come superficie estetica e seducente e come dispositivo discorsivo.
A Nomas Foundation, Schmidt presenta una nuova costellazione di opere, alcune delle quali sono state realizzate a Roma durante la sua residenza presso lāAccademia Tedesca Villa Massimo.
Filtrando immagini quotidiane, lāartista colloca la pittura nel suo campo di riferimento sociale. Lo stato e il significato della pittura sono esaminati sullo sfondo di domande e destinazioni storiche.
Nomas Foundation: Quali sono le parole chiave attraverso le quali descriveresti il tuo lavoro?
Julia Schmidt: Concettuale, contestuale, (seducente e) resistente, dialettico, discorsivo, eclettico, ingannevole, processuale, astratto, relazionale.
NF: Quando hai iniziato a interessarti di pittura, e in che modo essa eĢ diventata parte del tuo vocabolario?
JS: Ho iniziato proprio studiando pittura allāAccademia di Arti Visive di Leipzig nel 1995. E liĢ eĢ iniziata la mia formazione tecnica e formale. Tra il 1998 e il 2001 ho studiato alla Glasgow School of Art. Quel momento eĢ stato molto importante per me e il mio lavoro ha preso una direzione piuĢ concettuale. Se penso a chi ha avuto piuĢ influenza su di me in quel periodo, direi Richard Wright, semplicemente percheĢ rappresentava lāantitesi assoluta di una concezione modernista āeroicaā della pittura, e viceversa la trattava con estrema reticenza e rigore.
NF: Quale aspetto della tua ricerca emerge attraverso la scelta dei lavori presentati in occasione di āA painting cycleā?
JS: I lavori presentati a Nomas Foundation esplorano il mio interesse per la nozione di valore (e i suoi mutamenti storici e materiali), la logica economica del lavoro, le strutture implicite ed esplicite di potere, e il desiderio e il conflitto (economico) sottesi nel quotidiano. Per esempio Untitled (tourist), deriva da una delle tante fotografie che ho scattato della schiena di un turista che stava su uno degli affacci sulla cittaĢ, nel centro di Roma. Il panorama eĢ bloccato alla vista e lāattenzione eĢ sulla camicia dellāuomo, scolorita, ma che in origine aveva una stampa vistosa, sui suoi jeans, sulla cintura. Della scena circostante e del cielo splendente si vedono solo dei frammenti al margine destro del quadro. Lāabito rappresenta il clicheĢ di cioĢ che indossa un uomo nel tempo libero o in vacanza. Il quadro finito, scisso dalla sua origine dal quotidiano, risuona di qualcosa di āabiettoā, e tuttavia ha unāallure dovuta alla tecnica pittorica e allāuso del colore. E che mette in scena unāinversione nellāattribuzione di valore e la tipica attenzione āSchmidtā a cioĢ che eĢ ai margini. Il dipinto si trova tra seduzione e resistenza, e ha a che fare con la nozione di kitsch, i ruoli sociali, la dicotomia tra lavoro e piacere.
NF: Spesso lavori a partire da fotografie amatoriali. Ci puoi parlare del tuo processo di lavoro e raccontare dellāimportanza dei materiali da cui trae origine lāopera?
JS: Al principio di ogni nuovo corpus di lavori cāeĢ sempre una fase ossessiva in cui passo al setaccio, cerco e seleziono immagini esistenti. Mi piace lāidea di presentare il mio materiale di ricerca, percioĢ una parte centrale dellāinstallazione qui alla Nomas Foundation eĢ una rete di immagini ā un lessico di pittura ā montato sulle pagine della pubblicitaĢ del giornale Porta Portese: banali compravendite amatoriali e una costellazione di immagini del quotidiano, scene di commercio e baratto che riflettono i rituali di transazioni e scambi. Il lavoro finito eĢ invece il risultato di una tecnica laboriosa, fatta di strati di cancellature e velature, ma mi piace che i dipinti non mostrino lo sforzo e che semplicemente āappaianoā nella mostra.
NF: Soggetto e oggetto concettuale della tua ricerca sono il quotidiano, il dialettale, il dettaglio altrimenti ignorato, cioĢ che della realtaĢ eĢ tenuto lontano dagli occhi. Attraverso una sorta di inversione dei valori assegnati, dai visibilitaĢ a cioĢ che eĢ marginale, sovvertendo la funzione originale e il soggetto della pittura, che ha le sue radici nella prospettiva centrale. Come metti in discussione lāidea di valore? ComāeĢ determinato il valore?
JS: SiĢ, la pittura conferisce valore a oggetti che ne sono altrimenti privi. Il mio lavoro gioca con il diverso valore attribuito a un certo oggetto in diversi sistemi sociali e pone la capacitaĢ di attrarre, il feticcio, il prezzo in una relazione mobile e di reciprocitaĢ.
Per me la relazione tra il tema e il dipinto in seĢ, il suo valore economico, eĢ molto importante e cāeĢ qualcosa nel problematizzare la relazione tra spettatore e immagine che māinteressa molto.
Il materiale allāorigine di Untitled (basement) I, II - qui in mostra ā eĢ una fotografia amatoriale, o la documentazione fatta per hobby e una descrizione provvisoria di un tavolo da lavoro di una persona che si dedica a un hobby. I due dipinti, nei loro diversi livelli di astrazione e realismo derivano da uno scatto di un laboratorio di un amateur. I quadri ingenerano una varietaĢ di riferimenti e associazioni intorno al lavoro e al tempo libero, agli stereotipi di genere, e allāattivitaĢ amatoriale, artigianale che eĢ ai margini dei sistemi economici.