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Ryan Gander, As loose as anything | A Performance Cycle

3 marzo 2010

Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Altrospazio Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Altrospazio Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Karolina Szewczyk Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Altrospazio Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Karolina Szewczyk Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Altrospazio Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Altrospazio Ryan Gander, As loose as anything, March 3rd, 2010. Aula Magna, Liceo Artistico Ripetta, via di Ripetta 218, Rome. Ph. Karolina Szewczyk

Un progetto di Nomas Foundation, Roma
A cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni
In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma, Cattedra di Fenomenologia delle arti Contemporanee, Prof.ssa Cecilia Casorati
Con il patrocinio di Comune di Roma Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione

3 marzo 2010, ore 18.30 - Ryan Gander, As loose as anything, 2010
Liceo Artistico Ripetta (aula magna), via di Ripetta 218, Roma

Una coreografia contemporanea montata per rassomigliare a dieci minuti di una lezione di un’insegnante di danza classica.

Ho pensato che vorrei lavorare sulla danza, in primo luogo perché mi piace l’idea che qualcosa di inaspettato possa nascere dal mio non saperne, e poi perché qualcosa potrebbe accadere nella trasmissione di una serie di istruzioni, come nel gioco del telefono senza fili... Se pensi alle scuole di danza o alle lezioni il soggetto che viene sempre studiato è l’insegnante… Tutti guardano l’insegnante no?? Ma nessuno considera tutti i movimenti dell’insegnante come parte di una unica coreografia, si fa attenzione solamente al momento in cui essa dà una dimostrazione, come se la mente cancellasse tutti i momenti che non sono pertinenti (ad esempio quando l’insegnante beve dell’acqua, quando l’insegnante si stira, quando l’insegnante accende lo stereo, quando l’insegnante manda indietro una canzone, quando si aggiusta i vestiti, quando indica uno studente, quando ne richiama l’attenzione). La coreografia che vorrei realizzare è una sorta di danza dell’insegnante. Filmerò una lezione di balletto classico di un’ora, impartita da un’insegnante e ne monterò dei pezzi in un filmato. Poi daremo il DVD a una giovane studentessa di danza contemporanea, in Italia, che imparerà i movimenti. La performance sarà la sua interpretazione di questa coreografia. Con questo lavoro penso all’idea di collezione e di catalogazione. Un movimento - che è parte di una serie - viene isolatolo decontestualizzato, e successivamente studiato e registrato nella sua specificità. E naturalmente penso anche all’uovo e alla gallina, al ciclo dell’insegnamento - il rifare ciò che già è messo in scena, l’apprendimento attraverso una ripetizione ciclica. Pensate si possa filmare la performance in modo da poterla poi tradurre in un ulteriore lavoro? Un saluto, Ryan*

* frammento tratto da una conversazione tra l’artista e le curatici.

Ryan Gander (Chester, UK, 1976). La poetica del suo lavoro vuole dare visibilità all'attimo che precede l'incontro intimo tra comunicazione ed espressione, azione e retroazione. Mistificatore, narratore di situazioni inverosimili che si confondono con la realtà quotidiana, crea opere che si mimetizzano in modo così totale nel contesto in cui sono create, da risultare invisibili, come annunci anonimi su un quotidiano, o ambienti che si confondono nel contesto architettonico in cui vengono realizzate, opere che creano narrazioni sfuggenti, che danno la sensazione che lo spazio sia abitato da personaggi o attraversato da storie ancora da cogliere.
Ryan Gander ha la capacità di scoprire un filo conduttore tra oggetti da lui recuperati che modifica, per poi renderli protagonisti di un’opera viva.
Oltre alla fotografia alle istallazioni video e alle sculture, nel suo lavoro usa frequentemente il dialogo e la conversazione che trasforma in performance. Nella gran varietà dei suoi lavori e allestimenti scenici, il tema centrale rimane la domanda sul processo, su come fondamentalmente nasce il significato. Per la sua performance Ryan Gander ha chiesto a una giovane danzatrice di imparare e interpretare una lezione di danza avvenuta in un altro luogo, filmata dall’artista e da lui sottilmente alterata. L’aula magna dell’Accademia si trasforma così in un luogo dove sotto gli occhi dello spettatore, attraverso il corpo della danzatrice, prende forma una traduzione, una trasmissione di dati. Che è l’esperienza alla base della formazione.


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